top of page
Immagine del redattoreKira Writer

Il ragazzo del Bar-Parte 1

Caro lettore,

ho un piccolo racconto da mostrarti...ma lo dividerò in due momenti diversi. Sull'idea dei romanzi di appendice dell'ottocento ho voluto sperimentare questa rubrica. Ovviamente per iniziare, vi lascio questo mio piccolo inedito che si intitola "il ragazzo del bar", e dato che è breve ti consiglio di spendere qualche minuto per leggerlo e dirmi cosa ne pensi...ma prima aspetta la seconda parte ヅ. Buona lettura...


 

Il ragazzo del bar, Francesco, aveva appena servito il cinquantesimo caffè. Il solito bar in centro, quello di tutti. Quello che a prima mattina emanava odore di cornetti caldi appena sfornati, di cappuccino, di giornali sfogliati di fretta e di caffè; nettare nero che Francesco in continuazione continuava a servire. Tazzine su tazzine, aroma su aroma, ormai nel vedere quei chicchi polverizzarsi ogni giorno, il caffè non lo beveva neanche più. Però per quanto può sembrare così sciocco e banale, Francesco con il suo taglio sbarazzino, con gli occhi di un verde intenso, non era solo il ragazzo del bar. Francesco era un amico per Luigi che voleva parlare solo di calcio; un comico per il vecchietto che voleva ridere; un frivolo amante per Laura che aveva bisogno di attenzioni; uno psicologo per Daniela che voleva consigli. Era nessuno ma infondo qualcuno, per chiunque frequentava il bancone di quel bar. Come sul palcoscenico, Francesco recitava la parte alla perfezione, senza copione e senza insegnamento. Capiva da subito, dal volto del cliente mentre varcava la porta, il ruolo che doveva interpretare in quel momento. La sua qualità non era solo fare il caffè, intenso e cremoso, lui leggeva nella mente. Solo da piccoli gesti, dallo sguardo, la velocità del passo, Francesco discriminava chi aveva fretta da chi invece voleva restare a fare quattro chiacchiere sorseggiando qualcosa. Come già detto il ragazzo del bar era qualcuno ma infondo nessuno, difatti ogni cliente che entrava, degustava e ciarlava, non conosceva nulla sul suo conto. Nemmeno uno di loro aveva realmente parlato con lui. Erano discorsi egoistici e a senso unico, nessuno aveva mai chiesto a Francesco come stava e cosa gli passasse per la testa, nonostante spesso i suoi occhi erano rivolti verso fuori, oltre le grandi vetrate del bar. Alla fine Francesco, per quanto fosse qualcuno, era solo un’ombra di passaggio nella giornata di qualche sconosciuto, ma che poi girato l’angolo se ne sarebbe dimenticato.

Quella mattina però Francesco era piuttosto annoiato al sol pensiero di aprire la saracinesca di quel teatro; era anche un poco stufo e seccato a pensare di dover passare il giorno tra quei sorrisi obbligati, alla confusione che si creava tra i cucchiaini, tazze, tazzine, teiere e bicchieri rotti, oppure al suo capo che urlava in continuazione seduto alla cassa. Mentre camminava pensieroso arrivò davanti al solito bar con i raggi dell’aurora che illuminavano l’insegna e si bloccò. In un solo secondo, senza pensarci due volte, si voltò indietro, cambiando strada, spense il telefono e iniziò a passeggiare...(Ti aspetto per la seconda parte).

©Kira_Writer


102 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page