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Il ragazzo del Bar- 3°parte

Immagine del redattore: Kira WriterKira Writer

Lo so, vi avevo detto che la storia di Francesco era divisa in due parti... Ma non ho potuto resistere a dare un bel finale alla sua vita! Con gioia, vi lascio alla terza (spero ultima) parte del "Il ragazzo del Bar".


 

I giorni passavano, come i secondi, i mesi e i caffè. Altre volte Francesco si sarebbe affacciato a quel molo. Cercava di ritrovare nel vento quelle speranze a cui si era aggrappato. Nel profondo del cuore si era fatto una promessa che non aveva mantenuto. E come si sa le promesse lasciate in balia delle onde non vengono custodite. Era bloccato ancora tra le vetrate del bar. E andava bene così. Il destino delle persone è in qualche modo segnato da un tratto argentato di matita. Ci sono eventi che potrebbero accadere e altri che non dovrebbero assolutamente sopraggiungere. Fu così che in un pomeriggio d'autunno ribelle, quelle con il sole incandescente e le foglie che non hanno ancora voglia di cadere seppur ingiallite; la soglia della porta del bar venne varcata da una giovane donna. Francesco la scrutò, pronto ad indovinare il personaggio da interpretare. Ma stavolta non vide nulla. Era completa così come la vedeva. Aveva l’aria di qualcuno tanto determinato quanto fragile, ma al contempo unico. Vestita alquanto ordinaria, indossava non pochi monili sulle dita e sui polsi. Con i capelli ambrati lunghi fino al petto, la donna si avvicinò al bancone per consumare la sua calda bevanda e guardò negli occhi Francesco. Secondi che probabilmente per il ragazzo si dimostrarono anni luce. Lei diretta, schietta e sincera chiese al barista se quella mattina si fosse guardato allo specchio. Francesco interdetto non rispose, continuava a guardarla di rimando e senza parole. Assurdo, il ragazzo del bar senza parole! Così le servì il caffè per poi vederla andar via. Le giornate continuavano a passare con in testa il tarlo di quelle incompressibili parole. Non era stata una domanda, scortese e maleducata, era un quesito che aveva in sé già la risposta ma che lui non comprendeva. Così una mattina, Francesco appena sveglio e intorpidito dal sonno si lavò il viso, per poi guadarsi allo specchio. Sembrava tutto in ordine, anche i capelli. Poi si riguardò più attentamente stavolta per guardarsi gli occhi e rimase lì intimorito a fissarsi per qualche minuto. Capii cosa aveva visto quella donna. Non erano i capelli fuori posto, o un neo in più sulla guancia. Le rughe apparivano sempre le stesse. Erano gli occhi. Tristi, spenti, senza luce e senza colore. Grigi di stanchezza, bui e coperti dalla notte. Ogni mattina sempre lo stesso gesto, dopo che si lavava il viso, si guardava allo specchio. Ma si era sempre e solo intravisto. Si presentava al mondo così e solo allora se ne accorse. E finalmente capii che era il momento giusto, quello in cui era diventato pronto perché aveva toccato il fondo. Quello che stava aspettando per darsi una mossa, quello che sperava arrivasse perché non aveva forza di decidere. Adesso lo sentiva, il coraggio, invadergli il corpo. Adesso sì che poteva cambiare. Probabilmente se la donna non fosse entrata in quel bar, quel giorno, a quell’ora e non avesse visto Francesco perdersi da solo, sarebbe stato tutto diverso. Ma il destino, come già detto tinge con tratti eccezionali le nostre giornate. Adesso Francesco gira per il mondo. Ha comprato un minivan e viaggia di continuo. Con i corsi serali ha finito gli studi, ha lasciato la sua casa seppure con amarezza, ma con la consapevolezza di prendere la sua strada. A volte durante i suoi viaggi si la lascia sfuggire un ricordo malinconico. Quello della sua terra, della sua famiglia, della sua vecchia vita. È difficile lasciare tutto quello che sembra donarti stabilità per scoprirsi non appartenere in realtà a nessun luogo e a nessuna persona. Francesco è felice? Francesco vive la sua vita, senza sentirsi piantato in un vaso stretto. Ha iniziato a guadagnare quel poco facendo delle foto strepitose dei luoghi che ha visto. Spesso ritorna nella sua città, per ricordarsi chi era stato e per guardare dove è arrivato. In uno di quei ritorni, da lontano intravide quella donna alquanto ordinaria che determinata camminava per la strada. La fermò è si presentò, con quei occhi nuovi non l’avrebbe mai riconosciuto. Le offrì un caffè e la portò in quel bar dove prima lavorava e dove adesso poteva parlare di quanto fosse bella la vita, non più da solo ma finalmente con qualcuno.

©Kira_Writer

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